Il deficit erettile (DE) così come è definito dal National Institutes of Health consiste nella persistente incapacità di raggiungere e mantenere un’ erezione valida per un tempo sufficiente al completamento di un soddisfacente rapporto sessuale completo.
L’aumento della prevalenza di tale patologia nei paesi industrializzati è dovuto all’incremento dell’età media della popolazione maschile ed alla ricerca, talora esasperata, di migliori standard di benessere, tra questi, con un ruolo sempre più determinante, la salute sessuale.
Che il maschio affetto da deficit erettile sia in una condizione sicuramente non esaltante dal punto di vista psicologico, con evidenti ricadute sulla qualità della vita di relazione ( famiglia, lavoro, amicizie ecc.), lo si conosce da tempo.
Che l’interesse della comunità scientifica a far emergere tale patologia, relegata com’era in un tunnel di depressione, ignoranza e vergogna, lo si può cogliere ogni giorno sui mass media.
Che si siano compiuti passi da gigante nella diagnosi e soprattutto nella terapia dell’impotenza con la scoperta di molecole efficaci, è anch’esso noto.
Non si conosce invece una conseguenza importante del deficit erettile: il disagio femminile qualora il proprio patner non ha una soddisfacente vita sessuale. Da uno studio internazionale ( FEMALES ) si è potuto evidenziare il forte impatto negativo della DE sulla vita sessuale della patner. La donna subisce una rilevante riduzione dell’ attività sessuale caratterizzata da calo del desiderio, disordini dell’ eccitazione e della fase dell’orgasmo.
Tutto ciò comporta un drastico calo di soddisfazione del vissuto sessuale della donna. Il dato interessante è la correlazione positiva tra la gravità del deficit erettile ed il disagio sessuale femminile.
Un altro elemento molto singolare che è emerso da questo studio è che tale disagio nelle donne era nettamente inferiore se il maschio assumeva pillole contro l'impotenza o altra terapia orale per la DE.
In un recente Congresso a Milano il prof. Golstein, autentica autorità mondiale in campo andrologico, ha affermato che l’andrologo non deve limitare il il suo interesse solo alla salute sessuale del maschio ma debba affermarsi con la sua sensibilità maturata negli anni, come lo specialista di riferimento nelle problematiche sessuali della coppia. La donna finora era abbandonata al suo destino, e soprattutto nel caso di coppie affiatate e collaudate da tempo si sentiva spesso in "colpa" , responsabile del deficit erettile del patner. Questa condizione alimentava il circolo vizioso del disagio sessuale che cronicizzandosi nel tempo poteva portare all’ incrinamento della coppia o comunque ad un definitivo abbandono dell’ attività sessuale, nascondendosi dietro mille scuse prima di tutte l’età che avanzava. Ora l’ uomo e la donna recandosi insieme dallo specialista andrologo affrontano in modo sincero e senza falsi tabù il loro disagio, mettendo a nudo tutta la problematica e insieme, “complici” hanno possibilità infinitamente migliori di risolvere i loro problemi.